27 Aprile 2018

Shrinkflation: di cosa si tratta?

shrinkflation

La borsa della spesa si alleggerisce? Come?

Le grandi aziende, messe di fronte alla crisi delle vendite, applicano una modalità di vendita ancora sconosciuta ai più e dal nome impenetrabile: “Shrinkflation”, dall’unione di shrinkage (contrazione) e inflation (inflazione). Shrinkflation cos’è? È quindi quel fenomeno per cui le dimensioni di prodotti di largo consumo vengono ridotte, il prezzo esposto apparentemente è inferiore ma in proporzione gli articoli in questione costano di più. Dal gennaio 2012 all’agosto 2017 l’Istat, oltre ha monitorarne il prezzo, ha controllato seimila prodotti confezionati che meglio si prestano all’applicazione della formula, quali dolciumi, confetture, creme da spalmare, bibite e oltre l’80% dei prodotti ridotti nelle dimensioni il prezzo è rimasto invariato. Esempi classici sono i pacchi di fazzoletti al cui interno ne troveremo 9 anziché 10, bottiglie di bibite che passano da 33 ml a 25 ml, tubetti di dentifricio che scendono da 100 ml a 75, rotoli di carta igienica che da 250 ‘strappi’ si riducono a 230.

Paghiamo di più per avere meno? Una domanda che si pone sotto più angolature. E in effetti, non da tutti i consumatori il sistema è ritenuto impreciso. Soprattutto non da parte di coloro che gestiscono la spesa senza fare grandi scorte, o da componenti famigliari più ridotte in cui la quantità non costituisce una penalizzazione percepibile. La politica commerciale Todis accompagna il consumatore verso questa formula con una corretta informazione e lo spinge a una maggiore attenzione sulla confezione non solo per quanto riguarda la scadenza, ma per esaminare il peso e il contenuto del prodotto. Particolare attenzione viene data al posizionamento degli articoli, ben allineati negli scaffali, la quantità viene specificata in ogni promozione mirata. Anche le associazioni a tutela dei consumatori sono sul pezzo e invitano i clienti a una maggiore attenzione.

shrinkflation cos'è

In Italia il fenomeno shrinkflation è stato messo in luce, in modo poco corretto, in quanto privato dell’informazione preventiva, dai gestori di telefonia con la scadenza delle bollette emesse ogni 4 settimane: fatturando il costo degli abbonamenti telefonici ogni 28 giorni e non più su base mensile, gli italiani si sono trovati a sborsare una somma pari all’8,2% in più.

Ma sorveglianti come Istat e Antitrust cominciano ad analizzare la situazione che causa un danno notevole, sia dal punto di vista economico sia in termini di perdita fiducia del consumatore, se privato della giusta informazione. Ma chi, nella vita frenetica a cui siamo abituati ha il tempo o la voglia dii mettersi a contare i fazzolettini di carta contenuti in un singolo pacchetto, gli strappi di carta igienica di un rotolo, la quantità di dentifricio contenuta nel tubetto e via così?

Le aspettative degli italiani per il futuro puntano ad avere negozi della GDO pieni di nuovi prodotti e servizi a prezzi ultra-competitivi (farmaci, carburanti, polizze assicurative), coupon personalizzati da scontare subito alla cassa (42,3%), personale preparato e disponibile che aiuti a capire e scegliere velocemente (33,3%), modalità più rapide e semplici di pagamento (29,2%), orari di apertura più flessibili e prolungati (sera tardi, domeniche, festivi: 25,9%), offerte personalizzate recapitate in tempo reale sullo smartphone (21,4%), disponibilità di servizi utili (posta, banca, lavanderia: 21,1%), il wi-fi (17,8%). Poter scegliere in modo sempre più informato per consumi calibrati sulle esigenze di ciascuno: potrebbe essere, in definitiva, il futuro del consumo a cui deve rispondere la distribuzione moderna organizzata 4.0.

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